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La sua formazione professionale è di stampo “scientifico”. Tutto il suo sapere (umanistico, sociologico, informatico) e il suo operare (ricerca instancabile,  sperimentazione coraggiosa, comunicazione sempre più vasta e quasi immediata) ha nell’essenza e nel fine la codificazione ordinata di concetti, come base per una metodologia operativa chiara. Ogni suo giorno di lavoro è stato impostato, anzi, illuminato dall’idea di studiare un progetto, sperimentarlo, e poi trarne le conclusioni pratiche e teoriche, da far circolare nel modo più ampio possibile. Dalla teoria alla pratica e viceversa. Come se fosse animato dalla preoccupazione non tanto di “fare”, quanto di organizzare modelli per chi avrebbe dovuto “fare” dopo di lui.

Infatti la sua ampia conoscenza dei software didattici si accompagna ad una continua e geniale sperimentazione ad ampio raggio: nel suo 3° Circolo di Sanremo ha avviato, grazie alla collaborazione di un valido e coraggioso staff di insegnanti, un percorso didattico innovativo, se non addirittura pionieristico. Il tutto poi ri-visto e ri-meditato, quasi ri-metabolizzato nei suoi scritti e poi pedana di lancio per i suoi nuovi progetti didattici.

Ecco allora i suoi docenti e le sue classi coinvolti in una operosità che segue standard sempre meglio collaudati: prima il momento della ricerca (sul territorio, sui testi, su internet); poi la discussione e l’organizzazione dei dati raccolti, cui segue la produzione di testi e disegni; fino ad arrivare alla traduzione del tutto in formato digitale, di cui è un fiore all’occhiello il suo “Segnali di fumo”, che sembra riduttivo definire giornalino scolastico digitale, data la sua originalità e la sua larghissima diffusione.

Tutto sempre in linea con il suo stile concreto, che lo porta ad insistere sempre e dovunque infatti nel “far vedere”: grazie al suo fedele portatile con videoproiettore collegato mostra sia i contenuti delle sue presentazioni, sia l’esempio concreto di utilizzo dei vari software. Uno stile sempre ben mirato a raggiungere gli obiettivi che si è prefissato.

Ma forse il tocco più importante del suo stile è il “fare collaborativo”, dove   tutti, sia alunni che docenti, devono essere coinvolti nella realizzazione di un progetto con modalità di riflessione e di espressione diverse. 

Le sue e.mail sono lo specchio trasparente del suo ostinato ed umile, graduale ma coinvolgente metodo di lavoro: porsi delle domande, confrontarsi e condividere le risposte positive, che diventino così una risorsa comune.

Tutto questo insieme, e molto di più ancora, lo allinea fra i primi fautori della formazione on-line: perché con le nuove tecnologie si impara attivamente, altrimenti si è tagliati fuori; si impara dalle interazioni reciproche, visto che nella classe virtuale il gruppo dei discenti, e non il discente, è al centro dello scenario; si impara facendo, e lui sottolinea che per conoscere le nuove tecnologie bisogna usarle.

Non si nasconde le difficoltà insite nell’approccio e nell’applicazione didattica  della multimedialità, quando riconosce con lucidità la mole di lavoro aumentata, l’esperienza dei più ancora inadeguata, un certo atteggiamento di timidezza in chi opera in rete e, per molti, il costante bisogno di rapporti in presenza.

Ma è troppo allettante per lui lo scopo da raggiungere: nell’immediato, quello di cercare un continuo miglioramento delle pratiche professionali utilizzando le tecnologie on-line attraverso lo scambio di risorse, documentazione, conoscenze; e poi, causa ed effetto, quello di assumere un atteggiamento attivo e propositivo verso i nuovi media. “Il computer deve fare quello che voglio io, e non viceversa”, ripete spesso.

Nell’ultimo saluto di molte collaboratrici e collaboratori traspare l’orgoglio di essergli stati al fianco, nella consapevolezza che quanto lui ha iniziato, controcorrente, con tenacia, con fiducia, ha saputo “conquistare” molti:

“Hai dato carattere, dignità e fiducia al Circolo perciò ora non possiamo né sappiamo tornare indietro.”

“Tutto quello che hai fatto sboccerà di nuovo”